1. Emmanuel, per iniziare, potresti presentarti brevemente e raccontarci il tuo percorso professionale?
Mi chiamo Emmanuel Petit e sono co-fondatore e CEO di Liberty Rider.
Prima di avviare l’azienda, ero innanzitutto un motociclista appassionato e passavo molto tempo a percorrere le strade intorno a Tolosa. Il mio percorso è piuttosto insolito: non provengo dal mondo tecnologico né da quello assicurativo, ma sono cresciuto in una famiglia in cui la sicurezza è sempre stata un tema centrale — con un padre che lavorava nel settore assicurativo e una madre logopedista che supportava persone con traumi cranici. Questa combinazione tra l’amore per la strada e la consapevolezza del rischio mi ha portato in modo naturale a creare una soluzione dedicata ai motociclisti.
2. Liberty Rider è diventata un attore chiave nel panorama della sicurezza motociclistica. Qual è stata l’idea iniziale o l’esperienza personale che ti ha ispirato a creare l’azienda?
L’idea di Liberty Rider è nata un giorno mentre viaggiavo da solo tra Tolosa e Saint-Gaudens, su una di quelle bellissime ma isolate strade di campagna. Per quasi venti minuti non ho incontrato nessuno. Ho pensato: «Se dovessi avere un incidente qui, potrei restare in un fosso per ore senza che nessuno se ne accorga».
È stato proprio quel momento a dare il via all’intero progetto. Con due amici abbiamo fondato Liberty Rider nel 2014. Nessun ufficio, nessun budget — solo una vecchia moto, tanta passione e la volontà di risolvere un problema reale. Abbiamo iniziato parlando con migliaia di motociclisti, simulando decine di falsi incidenti per testare la tecnologia e sviluppando le prime versioni dell’app.
Ancora oggi, quel momento continua a guidare tutto ciò che facciamo.
3. Guardando a dove si trova oggi Liberty Rider, quali sono le principali sfide e opportunità che vedi per il futuro?
Oggi Liberty Rider protegge quasi due milioni di motociclisti e la nostra missione va ben oltre il semplice rilevamento degli incidenti.
La principale sfida dei prossimi anni è la prevenzione. Vogliamo ridurre gli incidenti prima ancora che avvengano. Il nostro obiettivo è chiaro: arrivare a un incidente ogni 600.000 km entro il 2030, rispetto ai 300.000 km di oggi.
Questo si basa su tre pilastri chiave:
• i dati, per individuare le strade con il maggior numero di incidenti;
• l’analisi comportamentale, per comprendere le situazioni a rischio;
• il coinvolgimento della community, ad esempio attraverso il concetto di “Green Line”, che rende una strada sempre più sicura grazie ai feedback dei motociclisti.
Le opportunità davanti a noi sono enormi: estendere la nostra tecnologia ad altre forme di mobilità (biciclette, scooter, auto) e ad altri Paesi. Siamo già presenti in Italia, Belgio, Paesi Bassi e Spagna, con riscontri molto positivi.
4. OCTO e Liberty Rider hanno recentemente avviato una partnership focalizzata sul supporto ai motociclisti attraverso dati e innovazione. Perché avete scelto OCTO come partner strategico e quale valore vedete in questa collaborazione?
Abbiamo scelto OCTO perché condividiamo una visione comune: rendere le strade più sicure grazie alla tecnologia e ai dati. OCTO dispone di una competenza riconosciuta nella gestione e nell’analisi dei dati di mobilità, oltre a una forte presenza in Italia.
Da parte nostra, portiamo una profonda conoscenza del comportamento dei motociclisti e una tecnologia unica per il rilevamento degli incidenti e gli avvisi di sicurezza.
Il valore di questa collaborazione è quindi molto naturale:
• OCTO ci aiuta ad accelerare il nostro sviluppo in Europa, in particolare in Italia;
• insieme possiamo offrire servizi più completi e più efficaci, sempre con la sicurezza del conducente al centro;
• condividiamo la stessa filosofia: proteggere i motociclisti senza mai dimenticare il piacere di guidare.
È una partnership orientata all’innovazione — ma soprattutto ai motociclisti.